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Testimonianze

«Il posto più bello della mia vita»

Le testimonianze di Ohana

Cosa sarebbe Ohana senza testimonianze? Sarebbe un posto in cui forse i “miracoli” qualche volta accadono, ma nessuno ne saprebbe niente. Per questo abbiamo deciso di aggiungere una sezione apposita, dove narrare le esperienze, talvolta davvero straordinarie, di cui i nostri ragazzi sono protagonisti.

La storia di M.

M. ad esempio, arrivò da noi che aveva 8 anni. Aveva origini polacche e una storia affettiva particolare. Presentava un quadro diagnostico che sulla carta poteva sembrare scoraggiante.

La verità fu un’altra. M. aveva un’intelligenza brillante e onnivora; era un bambino curioso e sensibile che avvertiva come schiacciante il peso di portare fuori ciò che è interno, profondo, spesso al limite dell’incomunicabile.

Veniva ad Ohana con le occhiaie per quanto si stancava a scuola.

Valentina lo ricorda insicuro, terrorizzato, quando si faceva la pipì sotto e cedeva sotto il peso delle parole che non riusciva ad esternare.

L’angoscia della “filastrocca da imparare a memoria”

«Abbiamo imparato insieme», ci confessa, «a non nasconderci sotto il tavolo o sotto il banco quando le letterine diventavano illeggibili; a non provocare quando le emozioni si rifiutavano di stare “al loro posto”; a respirare profondamente quando la filastrocca da memorizzare era troppo lunga e la minaccia della maestra troppo pesante».

Se non la impari tutta non fai il lavoretto di Natale!

Non è semplice capire la soglia che sta al limite tra scambio e imposizione, tra confronto e affronto, specie nella routine educativa e dentro la relazione così asimmetrica e talvolta logorante che si instaura nelle classi scolastiche.

Condividere e sostenere

Con M. è stato salvifico partecipare della sua rabbia, del suo senso di ingiustizia, facendo sì che l’umanità di Ohana rappresentasse un semplice alleato, spesso impossibilitato a toglierlo di peso dalle difficoltà, ma capace di provare una profonda e solidale empatia.

«Quel giorno l’ho abbracciato forte, ho pianto con lui e ho smesso di fargli ripetere la filastrocca. Proprio mentre chiedevo alla mamma di trovare insieme una soluzione sana e costruttiva, mi sono voltata e sulla lavagna ho trovato scritto questo:»

«M. ora vive in Polonia», racconta Valentina, «e come tanti bambini passati di qui, non lo scorderemo più».

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